Tour de France a Firenze: a loro la Grande Partenza, a noi la grande mangiata.

Il primissimo Grand Départ fu ad Amsterdam nel 1989 e da quell’anno, altre 55 città hanno accolto la Grande Partenza del Tour de France. Ve lo stiamo raccontando non per caso ma perché quest’anno spetta alla nostra amata Firenze ospitarlo. Già il nome, Grand Départ, fa capire che è una cosa grossa, straordinaria, irripetibile. Diciamo bene?

Eppure il ciclismo è sempre stato parte della nostra terra, solo che non ce lo ricordiamo. Avete presente l’Eroica? Quella passa proprio davanti ai nostri portoni di casa – o quasi -, attraversa il Chianti, la Val D’Orcia, Montalcino: non è proprio una gara di velocità, diciamo che è più un’occasione per rifarsi gli occhi con tutti i paesaggi belli che ci sono, e ad essere sinceri, a noi, questa versione piace ancora di più: begli scorci per la via e un bicchiere di vino abbinato a un buon piatto della tradizione toscana sul finale. Recuperare le energie è quantomeno doveroso.
E poi si sa — avvalendoci del diritto di trasformare un pensiero nostro in una diceria universale — che i ciclisti sono di bocca buona: quale persona che pedala per decine di km non desidera concludere la corsa con una bella forchettata di tagliatelle al ragù di chianina? Meglio una scodella intera, ci dirà!

Chissà se anche i campioni del Tour de France pensano alle tagliatelle mentre pedalano – qualcosa ci fa pensare di no -, ma sicuramente quest’anno ne sentiranno il profumo, e come potrebbe essere diversamente? Attraverseranno la città degli odori appetitosi, dell’olietto bono che basta adagiarlo su una fetta di pane abbrustolito per creare un capolavoro, e del vino rosso che fa sangue.
Quante distrazioni…non vorremmo essere al posto loro, per davvero anche.
Perché sì, a noi piace essere dove siamo sempre (e dove saremo anche sabato 29 giugno): intorno a un tavolo a gustare certamente pappardelle al ragù di chianina (in onore di tutti questi campioni ciclisti) insieme a tante altre prelibatezze della tradizione. Ad alzare in alto i calici nascondendoci dietro la scusa che c’è da festeggiare il famosissimo Grand Départ del famosissimo Tour de France che per la prima volta dal 1989 ha scelto come punto 0 la nostra bellissima Firenze.

Il 29 giugno sarà giusto un poco più celebrativo degli altri, anche perché siamo dell’idea che non serve un’occasione per brindare ma che, viceversa, è sempre il brindisi a creare l’occasione.
Trattoria Garibardi vi aspetta come sempre tutti i giorni dalle 11.00 alle 23.00, anche e soprattutto il 29 giugno, quando alla Grande Partenza risponderemo, a modo nostro, con una grande mangiata. È pur sempre anch’essa un’impresa.

 

San Giovanni, il giorno più bello che c’è

 

Il 24 giugno l’è il giorno più bello che c’è pe’ Firenze e pe’ tutti i fiorentini, perché il 24 giugno la città intera è in festa. Un programma ricco-ricco, una maratona di festeggiamenti che la domanda giusta non è “che si fa il 24 giugno a Firenze?”, ma “cosa non si fa?” perché il 24 giugno succede di tutto e ce n’è pe’ tutti.
Orgogliosi patrioti? C’è il Corteo Storico della Repubblica ad aspettarvi.
Amanti delle tradizioni? C’è la consegna dei ceri a illuminarvi gli occhi (e a farveli luccicare).
Eterni romantici? Vi aspetta lo spettacolo dei Fochi di San Giovanni.
Ultimi ma non per importanza: amanti di Firenze? Accorrete per vederla mai così in festa!

Perché i’ bello del giorno di San Giovanni l’è proprio questo: tutti sono felici e tutti sono in festa. Pare quasi un matrimonio, c’è spazio solo pe’ il buon umore e l‘allegria (e pure pe’ un po’ di frastuono, che festa sarebbe sennò?).

Anche noi di Trattoria Garibardi ci sentiamo in festa, ci sentiamo così già dal 1 di giugno in realtà, e non vediamo l’ora di condividerla con voi. Diciamo che viene pure facile farlo: cibo della tradizione, vino e convivialità, serve altro?
In più, ci troviamo pure nel cuore pulsante di Firenze, e per quanto in occasione di San Giovanni ogni mattone della città sia in festa, è giusto constatare che i festeggiamenti più attesi stanno proprio a due passi dalla Trattoria Garibardi, è un dettaglio che vi invitiamo a considerare.

Il 24 giugno, a Firenze, succede di tutto e ce n’è pe’ tutti, e chissà, magari tra un corteo e uno spettacolo pirotecnico deciderete di inserire nel vostro programma di festeggiamenti anche un bel brindisi a Trattoria Garibardi, noi vi aspettiamo.

Vassoi pieni, profumo di griglia e tanta tanta felicità, perché per noi il giorno di San Giovanni riflette ciò che proviamo tutti i giorni nei confronti dei nostri clienti: vogliamo che arrivi il prima possibile e che poi non se ne vada più via.

 

 

 

W la Pappa col Pomodoro di Trattoria Garibardi

 

Pomodori, pane, qualche fogliolina di basilico e niente di più: sarà per questo che la Pappa col Pomodoro è tanto buona? E perché le persone provenienti da tutto il mondo restano deluse quando scoprono che un piatto così famoso nasce da una ricetta tanto umile, ma non ce la prendiamo mica, anzi, a loro rispondiamo “è il su bono!”, perché la cucina toscana e quella fiorentina hanno la virtù di tirar fuori piatti meravigliosi da prodotti poveri e semplici, addirittura di scarto come il pane secco avanzato nei giorni precedenti.

Come tirar fuori un coniglio dal cilindro: non è cosa per tutti, ma per noi Toscani e Italiani evidentemente lo è. E quando tiri fuori un coniglio dal cilindro, non può che essere un successo!

Ecco, la Pappa col Pomodoro è un grandissimo tormentone che torna ogni anno con l’arrivo del sole e della bella stagione (o forse è la stagione che si fa più bella perché arriva sua maestà Pappa al Pomodoro? Sicuramente si fa più buona). Così, eccola presentarsi anche sulle tavole di Trattoria Garibardi, e che delizia che è, ci viene da aggiungere. Gustatela come antipastino o in abbondanza come primo piatto. Fate come vi pare ma gustatela, fidatevi.

Inutile dirvi che per preparare la vera Pappa col Pomodoro occorrono i pomodori nostri, quelli toscani, il pane pure sciocco, e categoricamente secco. Le possibilità quindi sono tre: o usate degli avanzi, o ve lo comprate fresco e ve lo dimenticate in dispensa per un po’, assicuriamo che non ve ne pentirete, oppure, opzione che personalmente ci pare la migliore, venite a gustarvi la Pappa al Pomodoro direttamente da noi, era ovvio. Promettiamo di farla alla vecchia maniera, l’autentica e deliziosa, che ahimè non può essere preparata tutto l’anno, è ovvio. Bisogna aspettare che i pomodori siano belli pronti: il segreto di ogni piatto umile della tradizione fiorentina è l’attesa, bisogna avere pazienza che questi semplici ingredienti siano al loro meglio. Le cose belle si fanno sempre aspettare, l’è vero o no?

Ecco, Trattoria Garibadi è felice di comunicare a tutti i suoi fedeli clienti e ai nuovi che verranno, che l’attesa è finita, che aglio e olio sfrigolano in padella, il pane secco scrocchia nelle nostre mani e il basilico è pronto a dare il suo finale ma decisivo contributo.

Non sappiamo voi, ma noi abbiamo già l’acquolina in bocca e, se i piatti della cucina vanno sempre assaggiati prima di essere a voi serviti, è la regola numero uno di ogni cuoco, abbiamo la sensazione che per la Pappa al Pomodoro faremo delle belle inforchettate, magari intonandoci pure la sua canzone.

 

Pasqua con Trattoria Garibardi

 

Sapete come si dice, Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi, ma noi di Trattoria Garibardi non abbiamo né la presunzione di pensarci la vostra famiglia né ci sentiamo la sua antitesi per eccellenza. In effetti ci definiamo un po’ entrambe le cose, né carne né pesce ma in senso buono per stavolta. Questo perché uniamo il buono dello stare in famiglia a quello di godersi un momento di serenità in compagnia di persone non per forza unite da legami di sangue, ma sempre speciali ovviamente.

Non siamo certo mamma e papà, nonni, zii e nipoti, e il vantaggio di tutto ciò è che eviteremo di chiedervi dove stanno i fidanzatini, quando vi sposate o figliate, e la pensione? – questi sono fatti vostri ci mancherebbe – come ci terremo alla larga da scomode domande di politica. Ecco, in questo senso non ci sentiamo di pensarci come una famiglia, ma continueremo comunque a lasciare che la sua atmosfera guidi sempre quella che si respira da noi: intima ma allo stesso tempo rumorosa, autentica, sbottonata e per questo irrinunciabile. Tradizionale, anche: come dimenticarsi di questo aspetto, specialmente a Pasqua che vive di tradizione (e di pasta fresca aggiungeremmo).

A Firenze specialmente, la domenica di Pasqua è già bell’e programmata, che non significa decisa o imposta, ma attesa con impazienze e fervore: c’è lo scoppio del carro in piazza del Duomo! C’è da 350 anni per dirla tutta, vogliamo perdercelo proprio nel 2024?
Ma la cosa più bella di questa tradizione, non è tanto il carro che scoppia quanto tutte le persone che riesce a raccogliere in un unico posto in un solo momento. Un po’ come le tavole italiane apparecchiate per il pranzo della domenica: potrà cascare il mondo, ma le lasagne a mezzogiorno della nonna sono un assioma nella vita degli italiani, o almeno ci piace ancora pensarla così.

Oggi le cose vanno diversamente, le abitudini sono un po’ cambiate ma il pranzo della domenica è un valore riconosciuto anche dai più giovani, sebbene poi non venga davvero vissuto alla vecchia maniera, quasi alla pari di una partita di calcio!

 

Pasqua in Trattoria

 

Il bello della Pasqua è che racchiude tutto questo, cosa che il Natale in realtà non fa perché il 25 dicembre cade ogni anno un po’ quando gli pare. La Pasqua invece è sempre un pranzo della domenica un po’ più prezioso dei soliti pranzi della domenica: perché l’è Pasqua innanzitutto, perché spesso e volentieri c’è il sole – è a Pasquetta che piove sempre, ahimè, lo sappiamo bene – e perché è l’unica domenica dell’anno che suggerisce una famiglia diversa, allargata e più variegata di quella tradizionale, fatta soprattutto di importanti amicizie.

E in questa famiglia estesa ci facciamo largo pure noi di Trattoria Garibardi, che non saremo certo mamma, papà, zia, nonno e nipote ma saremo un altro tipo di compagnia familiare, quella che scegliete dal 1989.

Alla Trattoria Garibardi si sente l’amore autentico

 

Autentico, genuino e senza troppi fronzoli: no, non stiamo parlando del nostro tagliere di salumi e formaggi, anche se ci garberebbe scrivere un sacco di poesie su quello, e nemmeno di un giorno nella città più bella del mondo, Firenze, si capisce. No, noi parliamo dell’amore, e come potremmo diversamente? L’è febbraio, quindi l’è quasi San Valentino, il giorno degli innamorati per antonomasia.

Anche noi della Trattoria Garibardi lo festeggeremo, anzi non vediamo l’ora di far contenti tanti innamorati con i nostri piatti belli, ma alla vecchia maniera, alla nostra maniera: ormai lo sapete, a noi ci garba la cucina poco infiorettata, verace e decisamente saporita. Quella che conserva le antiche tradizioni dei nostri nonni, bisnonni e pure trisnonni, e che celebra la semplicità.

Ecco, per noi l’amore dovrebbe essere così: semplice e di tutti i giorni, vivo come un soffritto che frigge in padella e talmente appassionante da non volerne fare più a meno. Come quando tornate da noi e ci dite “prendo quello dell’altra volta”, perchè l’amore è così, un piatto fa venire voglia del bis e del tris e pure del per sempre se la fortuna gira.

 

Ma l’amore sa anche essere forte e pungente, sennò che amore è?
Se dovessimo dargli un sapore, anzi un intero menu, cominceremmo da caldi coccoli traboccanti di stracchino, il lato ricco e appagante, poi passeremmo ai taglierini al tartufo, autentici, veraci e decisamente lungimiranti, perché il tartufo, o la ami per sempre o non è roba per te. Infine, un peposo, a tratti morbido e dolce, a tratti sapido e pungente, un riferimento nemmeno tanto nascosto e originale al pepe che ogni relazione merita, se ancora non l’aveste capito.

No, non ci siamo scordati del dessert e no, non è un tortino al cioccolato. Per noi l’’amore è il binomio perfetto di un cantuccio immerso nel vin santo, rustico da una parte e morbido dall’altra.

Se dovessimo pensare a San Valentino, e a tutti gli altri giorni perché per fortuna l’amore non è solo il 14 febbraio, penseremmo a sapori proprio così: non saranno certo elaborati e nemmeno impiattati come un quadro, quello lo lasciamo agli Uffizi, ma saranno di sicuro autentici, e quando chi ci ama ama tutto di noi, allora la cosa è fatta.

Forse è per questo che ci scegliete giorno dopo giorno, no?

 

 

pitti immagine

Pitti Immagine e Trattoria Garibardi: ognuno c’ha il proprio stile

 

A Firenze, gennaio non è poi una stagione tanto rigida perché c’è Pitti Immagine che scalda la città e la fa diventare un po’ più viva e pittoresca. E se di solito a gennaio ci si chiede come cominciare bene l’anno nuovo, qua a Firenze ci si domanda con quali bizzarre vesti apriremo il 2024: cosa avranno inventato questi appassionati della moda stavolta?

Noi, di palette, silhouettes e trend ci interessiamo poco o niente, ma perdiamo la testa per il bianco fagiolo inzuppato nel verde extravergine in mezzo a un mare di verdure di stagione.

Esiste sagoma più attraente di una lunga fetta di pane abbrustolito? E una succosa fiorentina, mai che passi di moda? Che domande.

 

Anche se siamo attaccati alla tradizione e ai sapori di un tempo, perfino tipi come noi, che lo “stile” è anticipato da “vecchio”, affezionati ai gusti della terra (dove terra sta unicamente e orgogliosamente per “conca tanto perfetta che sembra dipinta”) amiamo Pitti Immagine proprio come amiamo qualsiasi cosa tenga viva la Magnifica Firenze: a ognuno il suo, si capisce.

Per esempio, amiamo l’autenticità e le cose fatte a modo: sia la carne di chianina che si tuffa in un ricco soffritto, diventando ragù e poi commovente piatto di tagliatelle; sia un capo d’alta sartoria, ideato, disegnato e poi sapientemente cucito. Sapienza, storia, famiglia: di questo sempre si parla, niente di più e niente di meno.

 

Così, Trattoria Garibardi vi invita a fare una passeggiata per le strade della città, preparandovi a rimanere un po’ più sorpresi del solito, incantati e conquistati dalla bellezza di Firenze e da tutte le cose belle che ha da offrire ogni giorno dell’anno, proprio come le affascinanti bizzarrie di Pitti Immagini.

E poi, quando vi sentirete stanchi, affamati e magari un po’ infreddoliti, è pur sempre gennaio e Firenze è ventosa, si sa, bussate alla Trattoria Garibardi e chiedete di assaporare quell’autentica pasta e fagioli di una volta, quella bellissima Ribollita così semplice tanto infinitamente squisita e quel tagliere sapientemente adornato di formaggi e salumi.


A quel punto, sarà naturale dire, o almeno si spera: “altro che Pitti Immagine, bada Trattoria Garibardi che stile che c’ha anco lei!”

 

 

Zuppe toscane: dalla Ribollita alla Zuppa di farro

 

Se v’è mai capitato di girare per le strade di Firenze con un toscano avrete di sicuro sentito questo detto: Fiorentin mangia fagioli lecca piatti e romaioli. Sotto terra un c’è quattrini accident’a fiorentini.

C’è poco da fare: chi non è di Firenze sente la rivalità con il bel Giglio e prova a screditarci in tutti i modi. E uno di questi è accusarci di essere così taccagni da mangiare solo fagioli e leccare tutti i piatti e i mestoli della cucina. Ma per noi l’è motivo di vanto: i nostri piatti sono talmente boni che pe’ forza non lasciamo manco una briciola.

E con sto freddo che ci ghiaccia gli ossi ‘un c’è niente di meglio di una bella zuppa calda della nostra tradizione per scaldarci e rifocillarci.

zuppe toscane

La Ribollita

La più famosa, la zuppa che proprio ne senti parlare e pensi immediatamente alla cupola del Brunelleschi. Un piatto tanto semplice quanto buono: fagiolini cannellini, cavolo nero, verza, bietola, sedano, carota, cipolla, patate, il pane raffermo e l’olio extravergine d’oliva a crudo. Come diceva il mi’ nonno: “Per fare la Ribollita, nulla si butta via”.

La Ribollita

La Zuppa di Cipolle

‘Un vi fate ingannare dai francesi: la zuppa di cipolle l’è nostra! La sua inventrice fu nientepopodimeno che Caterina de’ Medici mentre era regina di Francia nel XVI secolo. Una zuppa talmente bona e appetitosa che i francesi non solo se ne innamorarono, ma iniziarono a spacciarla per propria! E invece la su casa l’è qui, tra le stradine fiorentine, a rappresentare Oltralpe con orgoglio la nostra tradizione culinaria.

La Minestra di Pane

La Minestra di Pane l’è un’altra eccellenza delle zuppe toscane, da non confondere assolutamente con la Ribollita. Potremmo dire che la minestra di pane è la mamma della Ribollita. Infatti, come ci suggerisce il nome, quest’ultima si ottiene cuocendo nuovamente (ri-bollire) la minestra di pane. Attenzione quindi: sono due piatti simili ma diversi per gusto e soprattutto consistenza. Non chiedeteci però quale preferiamo, un babbo non fa favoritismi tra i su’ figlioli.

 

Altre Zuppe della Tradizione

Tra le altre gemme della nostra tradizione che potete trovare nel nostro menù ci sono la Pasta e Fagioli, la Zuppa di Farro della Garfagnana e la Zuppa Lombarda. Quest’ultima, nonostante il nome, è una zuppa Fiorentina DOC. Preparata con fette di pane imbevute di fagioli lessi, olio nuovo, sale e pepe, è un’eccellenza culinaria che incarna il gusto autentico di Firenze e il carattere dei contadini che hanno fatto la storia di queste terre.

Pasta e fagioli

Il nostro nuovo menù

Finalmente, dopo un inverno lungo e rigido, arriva la primavera con le sue belle e tiepide giornate di sole che fanno risplendere la nostra meravigliosa città!

E noi non possiamo fare altro che celebrare la bella stagione con il  nuovo menù che ci accompagnerà fino a settembre. Oltre a quello abbiamo pensato di porre ancora di più l’attenzione sulla stagionalità dei prodotti e quindi troverete sempre alcune proposte “ giornaliere “ via via che la natura ci fornirà i suoi preziosi doni, come asparagi, funghi, tartufi e delizie varie!

Via dunque i piatti più tipicamente invernali, come la zuppa di cipolle, la pasta e fagioli, la guancia di vitellone brasata e il baccalà coi porri, che hanno comunque avuto un grande successo quando il freddo richiede una alimentazione più ricca, e largo a piatti più freschi: Carpacci, insalatone e verdure tipicamente estive come zucchine, melanzane e peperoni, oltre naturalmente ai classici che non potranno mai mancare (una bella Bistecca va bene in tutte le stagioni) come vuole la tradizione!

A proposito di Bistecca, abbiamo aderito al Consorzio di tutela del Vitellone bianco dell’Appennino, in modo da garantire ulteriormente i nostri Clienti sulla provenienza delle nostre carni di Chianina certificate!

Ovviamente non ci siamo scordati di chi è intollerante al glutine, ampliando ancora di più il già ricchissimo menù, che ora copia quasi integralmente quello “ ufficiale “.

Allora vi aspettiamo ancora da noi per una sosta ristoratrice nel nostro dehor esterno affacciato sulla piazza del Mercato e per passare un po’ di tempo in compagnia, anche perché come si dice: A TAVOLA UN S’INVECCHIA! (e a noi invecchiare un ci garba mica tanto…)

BUONA ESTATE A TUTTI!

Il vino per noi toscani

E direi non solo per noi toscani, ma in genere per noi italiani, il vino è una di quelle cose che sulla tavola non deve mai mancare. In tempi che non rimpiangiamo il vino era considerato un vero e proprio alimento e ha nutrito una generazione (sfortunata) di persone in tempi in cui di ciccia ce n’era poca.

In tempi più recenti a ogni buon conto, era usanza, per merenda a noi bambini, una bella fetta di pane, vino e zucchero! Poi ci sono stati gli anni del vino di scarsa qualità e a basso prezzo che tanti danni ha creato alla nostra immagine di produttori nel mondo. Verso la fine del millennio scorso la sbornia collettiva, quando tutti facevano a gara a produrre Super Vini con prezzi che hanno allontanato molti consumatori da questa splendida bevanda.

Oggi possiamo dire che abbiamo trovato un equilibrio e quindi dobbiamo dare la giusta importanza a quello che beviamo, così come la diamo a quello che mangiamo. Sì perché oggi più che mai “ poco ma buono “ deve essere il nostro motto, che, comunque, è anche la nostra tradizione.

 

Il vino per noi toscani

Lo scopo di queste poche righe è infatti solo quello di dare qualche piccolo suggerimento affinché si possa gustare a pieno la cucina Toscana e goderci in santa pace l’esperienza di una visita a Firenze o di una gita fuori porta con gli amici; e questo passa anche attraverso un buon bicchiere di vino!

Ora, dico io, è mai possibile veder mangiare una bistecca e berci accanto una Coca-Cola? O una ribollita (scopri qui la ricetta della ribollita) e un cappuccino? Purtroppo il codice penale non prevede questo genere di reato, anche se dovrebbe, e non si può far nulla perché questi scempi non avvengano, ma, voi che leggete questo blog,  son sicuro che capirete il senso di raccapriccio che mi assale quando (e in trattoria capita) assisto a scene simili.

Quindi, visto che la Toscana è terra di grandi vini, soprattutto rossi, e di tantissime D.O.C.  e D.O.C.G.  che ci garantiscono sulla qualità eccelsa dei nostri prodotti, e che si abbinano perfettamente alla nostra cucina così ricca di sapori decisi, ecco due o tre dritte che renderanno il vostro pasto un’esperienza indimenticabile.

Innanzitutto in un pranzo ideale non dovrebbero essere serviti meno di due vini e mai più di quattro (di cui uno per il dolce). Poi diciamo che, come per le pietanze, si deve seguire una scala di sapori, dal più delicato al più deciso. Prima i bianchi, poi i rossi; prima i vini giovani poi quelli invecchiati; prima quelli con minor gradazione alcolica, poi quelli più robusti… Via, unn’è difficile!

La cantina

Immaginate di mangiare una pappardella al cinghiale con un bicchiere di Brunello (no una bottiglia eh!) e dopo, un branzino al vapore con un vinellino bianco di 11 gradi servito bello freddo! O che ci azzecca! Ci siamo capiti, no ?  😉

Ok, ci siamo, già abbiamo dato un criterio al nostro desinare, poi ci sarebbero tante cose da dire, pagine e pagine di descrizioni di vini con sentori di mammola e amenità del genere (verrò sicuramente scomunicato dall’Associazione Sommelier per queste affermazioni), ma io che vi dico? Sperimentate, sperimentate, provate una Vernaccia di San Gimignano con l’antipasto di crostini (scopri qui la ricetta dei crostini), un buon Chianti Classico con le pappardelle e un Brunello o un Nobile di Montepulciano Riserva con la bistecca (per la ricetta e il decalogo della bistecca clicca qui) o la cacciagione, vedrete che tutto assumerà un altro aspetto e la vita vi sorriderà . Ah, mi stavo scordando! Il Vin santo, ma quello di caratello, non quello liquoroso che l’è tutto zucchero e basta, con i cantuccini… Via, ma che ve lo dico a fare, venite a trovarci e vi si fa assaggiare noi!

I Cenci

I Cenci di Carnevale

S’è appena finito coi panettoni, panforti, ricciarelli e già si pensa a Berlingaccio! E allora vai con schiacciate alla Fiorentina, cenci e compagnia bella, un ci s’ha a far mancar nulla!

A parte tutto, è vero che il Carnevale negli ultimi anni è andato un po’ in disuso a discapito di altre feste che trent’anni fa non si sapeva nemmeno che esistessero, però noi siamo qui per difendere anche le nostre tradizioni, sennò che ci si sta a fare. Mi ricordo quando ero bambino e s’andava sul lungarno a vedere tutte le maschere… era una vera festa e chissà che ci sembrava di fare tirando coriandoli e stelle filanti…

Nostalgia a parte, quindi io du’cenci (o donzelli, chiacchiere, frappe, sfrappole, chiamateli come vi pare tanto li fanno in tutta Italia e ognuno li chiama a modo suo) li farei, vedrete che unn’avanzano di sicuro, qualcuno che li mangia lo si trova sempre e poi i cenci fanno tanto “ famiglia” perché veramente sono una cosa facilissima da fare e quindi si fanno in tutte le case e poi si possono mangiare a tutte le ore, son buoni a colazione, pranzo e merenda, mica come quella roba che vendono ai’supermercato nelle buste di plastica!

I Cenci

La ricetta

Per la ricetta, riporto quella dell’Artusi ma, come al solito, ci sono diverse varianti, chi li vuole meno dolci metterà meno zucchero… l’importante come sempre è mangiarli con le persone giuste, per il resto ci si può adattare.

  • Farina 600 gr
  • zucchero 250 gr
  • burro 100 gr
  • 8 uova
  • buccia grattugiata di un arancio
  • un bicchiere di vinsanto
  • una bustina di vanillina o se ce l’avete una bacca di vaniglia
  • un pizzico di sale,
  • una presa di lievito per dolci

Si prepara l’impasto facendo il cratere con la farina alla quale avremo mescolato la presa di lievito e mettendo al centro tutti gli ingredienti. Impastiamo bene fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. S’infarina un poco e si fa riposare un’oretta, fasciato in un tovagliolo. Lo riprenderemo in mano ed, un poco alla volta, aiutandoci con della farina, lo tireremo con un mattarello fino ad avere una sfoglia più sottile di una moneta. La taglieremo a losanghe lunghe circa 10 cm, meglio con la rotellina zigrinata.

Li getteremo, entrando sotto di loro con una coltella larga, in abbondante olio di arachidi ben caldo, girandoli un paio di volte con una paletta. Appena prendono colore, con il ragno li prendiamo e li mettiamo ad asciugare su carta gialla e una volta tiepidi si cospargeranno con zucchero a velo. Sono una sciccheria accompagnati da un bicchierino di vinsanto.

Con questo vi saluto e auguro un buon Carnevale a tutti e non vi scordate… Vi s’aspetta da Garibardi!